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Castelmezzano

Castelmezzano è un comune in provincia di Potenza, tra i tesori più belli della Basilicata.
Lo spettacolo più affascinante di Castelmezzano è quello offerto dallo scenario delle Dolomiti Lucane che gli fanno da sfondo.

Nel tempo la pioggia e il vento hanno scavato in questa roccia arenaria sagome a cui la tradizione popolare ha dato nomi particolari, infatti con particolari condizioni di luce e di ombre assumono la forma di “becco della civetta”, di “bocca di leone”, di “incudine” e di “aquila reale”. L’arrivo nel piccolo borgo è alquanto inusuale perché vi si entra da una galleria scavata nella roccia dopo aver superato una spettacolare gola, all’uscita dalla galleria Castelmezzano appare come un piccolo presepe arroccato e protetto dalle Dolomiti Lucane.
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La struttura urbana di Castelmezzano è tipicamente medievale, un agglomerato concentrico di case con tetti a lastre di pietra arenaria incastrate in una conca rocciosa. Passeggiare per il centro storico è particolarmente suggestivo per la presenza delle costruzioni inserite nella nda roccia, per le numerose scale ripide che si aprono tra i vicoli e che invitano a salire alle vette sovrastanti e godere dei meravigliosi panorami delle Dolomiti Lucane. Proprio questo rapporto equilibrato del centro abitato con le componenti naturali, rispettando il paesaggio circostante, ha permesso a Castelmezzano di essere definita città-natura ed inserita nel club de I borghi più belli d’Italia.
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Cuore della vita cittadina è piazza Caizzo al cui centro si erge la chiesa madre di Santa Maria dell’Olmo con la sua maestosa facciata in stile romanico, rivestita con pietra locale a faccia vista e scandita da quattro colonne ed un architrave decorato da fiori, leoni e aquile a due teste. Al centro una nicchia ospita l’affresco di San Rocco protettore del paese. L’interno, ad una sola navate e quattro cappelle, custodisce numerose opere di alto valore artistico tra cui la bella statua della Madonna dell’Olmo, scultura lignea di grande qualità databile alla fine del XIII secolo, e ancora la tela della “Sacra Famiglia” firmata da Giovanni De Gregorio detto il Pietrafesa, natio dell’odierna Satriano di Lucania, uno dei massimi esponenti della cultura pittorica lucana tra tardo manierismo e barocco le cui numerose opere sono disseminate nelle chiese e nei conventi della regione.
Percorrendo la strada principale del paese, partendo dal palazzo del Municipio, si raggiungono i ruderi del castello, di probabile epoca normanna anche se le notizie sulle origini sono poche ed incerte, oggi sono ancora visibili una parte del muro di cinta, resti di mura rialzati sulla roccia, una cisterna per la raccolta delle acque meteoritiche, e la lunga e ripida scalinata scavata nella roccia che porta ad un probabile posto di vedetta, da dove era possibile sorvegliare la sottostante vallata del fiume Basento.
Non meno notabili sono i palazzi di questo piccolo centro. A cominciare dal Palazzo Ducale appartenuto ai De Lerma, ultimi signori di Castelmezzano, che si trova nelle vicinanze del castello dove aveva dimora la guarnigione del duca. Il palazzo, databile al XVIII secolo, presenta sulla facciata principale un maestoso portale con grosse bugne sovrastato da un grande loggiato. Palazzo Coiro, situato alle spalle della chiesa madre e costruito nel XIX secolo, presenta vari balconi sorretti da mensole e ringhiere in ferro battuto di pregevole fattura, la facciata che si apre sulla strada principale presenta un bel portale in pietra locale.
Fuori dal paese, sentieri, scalinate e ponticelli in pietra permettono di raggiungere la vallata del Caperrino, caratterizzata dalla presenza di resti di antichi mulini costruiti a secco i cui tetti sono realizzati con lastre di pietra locale dette “chiang” nel dialetto locale. Dalla vallata attraversando un ponte in pietra ad arcata unica, forse di epoca romana, è possibile risalire e raggiungere la vicina Pietrapertosa.
Castelmezzano rientra con il suo territorio nell’area del Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane che offre oltre alle incontaminate bellezze paesaggistiche, tracce di una storia millenaria per la presenza delle mura megalitiche dell’insediamento lucano di Croccia Cognato del IV sec. a.C. Nel borgo ogni anno a settembre, in occasione delle celebrazioni religiose in onore di S. Antonio, si rivive una delle tradizioni più antiche: la festa del “Maggio”, che rappresenta un inno alla fertilità della terra, attraverso il rituale dell’unione di un tronco di cerro e di una cima di agrifoglio festosamente trasportati dal bosco al paese, il primo trainato da coppie di buoi, la seconda a spalla dai giovani del paese. Il trasporto processionale dei due alberi è sicuramente la fase più spettacolare e coinvolgente che permette alla folla di diventare parte integrante del rito nuziale. La festa termina in paese dove cima e tronco vengono uniti, innalzati e scalati da parte degli abitanti più arditi. Celebrazioni molto simili e con lo stesso significato simbolico si celebrano in altri centri limitrofi, come Accettura, Oliveto Lucano e Pietrapertosa.
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